martedì 4 dicembre 2012

Cinecalendario dell'Avvento - giorno 4

25 mesi + 19 giorni

Per completare la trilogia sull'opulenza del cibo, vi  propongo oggi una versione ironica dei contadini affamati dell'Ottocento.
 
Dalla quarta finestrella spunta un grande classico di disneiana memoria, Topolino e il fagiolo magico di Hamilton Luske e Bill Roberts (Usa 1947), che ha avuto una storia piuttosto travagliata: è infatti realizzato negli anni Quaranta, ma poté arrivare nelle sale cinematografiche solo nel 1963 a causa degli stravolgimenti della guerra. Lo si ricorda anche perché è stato l'ultimo film in cui Walt Disney ha dato la voce a Topolino.
 
 
Un irascibile contadino Paperino sta per impazzire dalla fame, costretto a mangiare un panino trasparente con una fettina minuscola di fagiolo che l'ingenuo Topolino ha scambiato per una mucca!
 
 
 
Nottetempo, invece, cresce una pianta di fagioli che porta il gruppetto alla dimora dell'orco, colpevole di aver provocato la devastante carestia che affama la campagna. Qui c'è il coronamento di un sogno: i nostri eroi trovano una tavola imbandita con cibi enormi. Memorabile il mare di gelatina rosa con cui deve lottare Pippo (non ci sono immagini, ma con un po' di pazienza trovate lo spezzone video su YouTube) e la ciotola piena di
 
 
piselli giganti!

PENSIERO AUTOSVEZZANTE
I bambini trascorrono i primi anni di vita come nella dimora dell'orco: non vedono sopra il tavolo, non riescono a guardare dalla finestra, le sedie sono irraggiungibilmente alte.
Pensate a come deve apparir loro strano il cibo... Ma come per Pippo è un nuovo stupendo gioco che mette a dura prova la loro fantasia e resistenza! Fino a quando è un gioco? Difficile dirlo, ognuno ha i suoi tempi!


 

2 commenti:

  1. non avevo mai pensato alla "dimora dell'orco"... davvero inquietante. ma quando poi si riesce a sbirciare al di sopra del tavolo... che soddisfazione!

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  2. La casa ha in sè qualcosa di molto inquietante.
    Non ti dico Cico che ormai è il mio vaso di fiori: vive seduto in mezzo al tavolo a gambe incrociate come Buddha.

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